Category: Storia

Jan 10 2013

I campanari del Duomo nel 1886

 

DALLA “GUIDA DI BARGA” DI PIETRO GROPPI DEL 1886

Nov 12 2012

VECCHIE IMMAGINI DEI NOSTRI CAMPANILI

1920 – IL VECCHIO CAMPANILE DEL CROCIFISSO

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1930 – COSTRUZIONE DELLE  SCALE DEL CAMPANILE DEL DUOMO

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1945- LA CHIESA DI S. ROCCO DEVASTATA DALLA GUERRA

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LE CAMPANE DELLA CHIESA DI ALBIANO DISTRUTTA DAI BOMBARDAMENTI

Feb 08 2012

Campane

Jan 06 2012

Campanaro

Dec 18 2011

Lo stipendio dei Campanari di Torrite

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Nov 16 2011

1942 – Due campane del Duomo per cannoni da guerra

A CURA DI PIER GIULIANO CECCHI

( LE IMMAGINI SI  RIFERISCONO A REQUISIZIONI DI CAMPANE PER FARNE CANNONI,  NEL NORD ITALIA, DA PARTE DELL’ESERCITO AUSTRIACO, DURANTE LA PRIMA GUERRA MONDIALE )

Aug 16 2011

Barga riprenderà

Questo articolo, scritto da Bruno Sereni nel 1945, testimonia come le campane del Duomo abbiano sancito la rinascita della nostra città, segnata da lunghi mesi di guerra.

BARGA RIPRENDERA’

Articolo estratto da “La Gazzetta del Serchio” del 4 maggio 1945

 

 

 

Le notizie che arrivavano a Barga, portate da coloro che di frodo giungevano al piano e toccavano Lucca, erano confortanti quanto mai: “gli Alleati hanno preso Massa, Avenza, Carrara; I Tedeschi si ritirano”.

Ma intanto a Barga continuavano a cadere come per il passato le granate che scoperchiavano i tetti e smozzicavano i cantonali delle case.

“Di qui non se ne vanno!” esclamava le gente stanca, sfiduciata, demoralizzata.

“Dai nostri monti non andranno più via! Coraggio, coraggio, sono le ultime”, facevano animo quei pochi che in sette mesi di fronte, sembravano i più indifferenti, i più insensibili ai pericoli che sovrastavano.

Gli ultimi giorni di cannoneggiamento furono tali da far dimenticare le giornate di Natale1.

Centinaia di granate piovvero su Barga da tutte le parti.

Contemporaneamente si udiva esplodere sul Piangrande, altri colpi scoppiavano sul Castello, altri sotto alla Ripa, altri ancora nell’area della Bellavista.

Pareva un uragano di fuoco!

Fortuna che i Barghigiani avevano al loro attivo sette lunghi mesi di allenamento.

Dal sibilo sapevano riconoscere la provenienza e il calibro del proiettile.

Rintanati nei fondi delle cantine, uomini, donne, vecchi, ragazzi silenziosi, con gli occhi dilatati e le orecchie irte, aspettavano la fine, la fine di quel concerto.

Ed ecco che i colpi verso il mercoledì sera alle otto andarono diminuendo, si fecero più radi, si distanziarono di minuti gli uni dagli altri, smisero del tutto.

Per tutta la notte Barga e i paesi circonvicini, al di là della Corsonna, e sulla Valle del Serchio, rimasero avvolti nel silenzio, confortati da un cielo stellato, illuminato dai raggi d’una pallida luna.

I Tedeschi erano fuggiti oltre Castelnuovo.

Eravamo liberi ed ancora non lo sapevamo.

L’artiglieria Alleata che si trovava a Loppia, a Filecchio, a Fornaci, ebbe l’ordine di spostarsi in avanti.

Allora, adagio, adagio, timidamente, ma sempre titubanti ed indecisi, i Barghigiani cominciarono a guardarsi negli occhi: “Che sia proprio vero questa volta?”

“Il cannone non si sente più! Non si sente più!”

E volemmo essere felici, esultanti, ma ci mancò la forza tanto eravamo estenuati, sfiniti, da sette mesi di febbre!

Soltanto verso il pomeriggio del venerdì si vide qualcuno che girava per il paese facendo zig-zag.

Dai paesi della piana di Lucca, a piedi, in bicicletta, con mezzi di fortuna, cominciarono a giungere i fuggiaschi di Natale, e quelli che scapparono ai primi colpi di mortaio, ritornarono e rimasero allibiti.

Avevano lasciato il paese quasi intatto e lo trovavano ferito, mutilato, con ciottoli di embrici e di mattone accatastati per ogni dove, che sembravano pezzi di carne arrossata dal sangue.

E cercarono una casa,una stanza, un fondo, magari una capanna, o un metato, perché se era stato duro vivere a Barga sotto le bombe, come sfollati avevano sofferto la loro parte.

A poco a poco il paese andò animandosi e man mano il numero dei cittadini cresceva; il passo, il comportamento, la sicurezza fisica dello scampato pericolo, si andava irrobustendo.

Anche l’orologio del Duomo si scosse dal suo lungo torpore, si scrollò di dosso sette mesi di sibili, di scoppi, e con i suoi allegri rintocchi ci disse: Siamo sempre vivi!

E mentre commossi ascoltavamo i quattro quarti rintoccati a breve distanza gli uni dagli altri, per un attimo soltanto, rivedemmo nel pensiero, il Piacenza con un carretto accompagnato dal Cappellano portare un morto alla sepoltura.

Dove? Ogni luogo riparato dai colpi di mortaio era buono.

La febbre era ora passata, ma un’atonia fisica e morale aveva lambito il nostro spirito depresso e poco durò la gioia per le ore suonate dalla nostra massima torre.

Bisognava rianimare questo popolo che per lunghi mesi, al lume affumicante della benzina, era stato a colloqui con la morte; bisognava rincuorare coloro che tornavano dalla pianura, bisognava assemblarli tutti, per confondere insieme le loro pene, i loro dolori, al fine di rimetterli in cammino.

E dalla massima torre del Castello le campane suonarono a distesa: erano le campane della vecchia Barga che annunciavano per un raggio di chilometri che domani, domenica, al Duomo, c’era il triduo di ringraziamento al Signore.

E dalla montagna scesero giù i nostri bravi e magnanimi montanari, dal piano vennero su gli operai, gli artigiani e tutti insieme ci riversammo al Duomo.

E dall’altare maggiore illuminato da grossi ceri, attorniato da sacerdoti officianti, il Prevosto Monsignor Lombardi, con voce accorata, che sapeva di lacrime e di sofferenze, parlò; parlò ai presenti con il pensiero rivolto alle vittime innocenti che la guerra aveva mietuto per la nostra contrada.

“Barga riprenderà”.

E quel “Barga riprenderà”, ripetuto continuamente, era un rintocco nel cuore di ognuno e lo scuoteva dalla sua atonia e lo portava in contatto diretto con la vita che reclama i suoi diritti, con la natura che conosce limiti di tempo.

“Barga riprenderà”, e mentre così Monsignore esortava, le teste degli uomini si abbassavano stanche sul petto e ognuno pensava agli assenti, a quelli che lo saranno per sempre e a quelli che tutti speriamo di abbracciare presto.

“Barga riprenderà”,  e noi guardammo il cielo dagli squarci del tetto e posammo poi lo sguardo sulle belle finestre a colori, alcune delle quali ferite dalle schegge.

Gli accordi dell’organo s’innalzarono per le volte e arrivarono al cielo attraverso gli squarci del tetto sconquassato.

Le donne s’inginocchiarono; era cominciata la preghiera dei morti.

Gli uomini chinarono il capo ancora di più e le vittime innocenti di Barga, sembrava fossero presenti in questo canto di preghiera e di perdono.

Le campane ripresero a squillare, ma questa volta  esse dicevano una parola nuova a tutti che si sperdeva nell’aria, perciò diventava eterna.

“Barga riprendera!”

Sull’Aringo alto e splendente batteva il sole.

 

Bruno Sereni

 

 

1-      Natale, fa riferimento alla controffensiva tedesca del 26 dicembre 1944, nei giorni seguenti, Barga, Albiano, ma soprattutto Sommocolonia avevano subito devastanti bombardamenti da parte degli alleati impegnati ad arrestare l’avanzata nemica.

Aug 16 2011

Le campane tornano a suonare

Nel 1931, dopo lunghi anni di silenzio, dovuti ai lavori di restauro del nostro Duomo, il campanile, riprendeva la sua funzione di guida del popolo barghigiano.

Questa è la cronaca fatta da Mons. Lombardi nel suo diario e pubblicata nel libro “All’ombra del Duomo di Barga”

LE CAMPANE TORNANO A SUONARE.

Dal diario di Monsignor Lino Lombardi

Proposto di Barga dal 1929 al 1965

 

 

[…] 1° Dicembre 1929 – L’anno ecclesiastico si può dire cominci bene, almeno nei riguardi del nostro Duomo.

Stamani infatti la posta ha consegnato al Podestà una raccomandata dall’America inviata dal signor Dumbra in cui vi era un assegno di lire centomila (in dollari).

[…] Insomma il signor Dumbra ha mantenuto la promessa e presto si darà principio agli importanti lavori.

Cominciando dal campanile […]

30 Aprile 1930 – […] è il caso di dare un’occhiata ai lavori del campanile.

Fatta una fondazione interna al campanile con masso di calcestruzzo di almeno sette metri è stato elevato il forte traliccio in cemento armato che formerà da qui in avanti l’ossatura del campanile.

A questo traliccio è stato ancorato il fabbricato e le campane1, facendo lo sforzo sull’armatura, non influenzeranno più la statica.

I lavori sono verso la cima, che invece del tetto avrà una terrazza merlata, come del resto l’aveva in antico2.

[…] 5 Novembre 1930 – I lavori del Duomo proseguono con viva soddisfazione.

Il campanile con la sua formidabile ossatura di cemento e con la merlatura, come era anticamente e quasi pronto.

Comodissime scale portano fino in cima.

Il commendator Ferruccio Togneri, ha informati il Podestà che egli donerà l’orologio, che anzi è già stato ordinato alla ditta Miraglio di Torino.

Presto dunque suonerà l’orologio, e per la prossima Pasqua le campane echeggeranno di nuovo […]

4 Aprile 1931 – […] Oggi vi è un’altra novità che caratterizza le feste pasquali di quest’anno, cioè il suono delle campane dal campanile rinnovellato, rafforzato da ingenti lavori.

Già dalle dieci l’Aringo è gremito, mentre tutta Barga è in ascolto.

Le autorità sono in campanile.

Circa le undici intono il Gloria.

Un cenno dal campanile del Crocifisso e quasi subito i maestosi rintocchi si fanno udire, prima un po’ in disordine; poi la massa fluente dei suoni discende e copre come una carezza tutta Barga, la campagna, le valli.

Dai monti rispondono le altre campane del Vicariato e fino a mezzogiorno è tutta una festa di suono.

Finalmente una delle opere importanti del Duomo è giunta in porto, auspicio di lieto compimento per le altre […]

Domenica di Pasqua.

Alla Messa solenne tengo l’omelia sul campanile risanato3.

Prendo lo spunto dalle parole dell’introito “sono risorto e ancora sono con te, con te o mio popolo di Barga!”.

1-      L’armatura che regge le campane fa parte del traliccio stesso, in modo tale che lo sforzo delle campane in movimento non grava più eccessivamente sulla vecchia costruzione.

2-      La terrazza merlata, in sostituzione del tetto che per anni ha ricoperto la torre, affonda le sue radici storiche nel noto quadro cinquecentesco di San Giuseppe.

3-      I lavori di restauro della Chiesa si conclusero il 1° settembre del 1939 con la solenne riapertura al culto del Duomo.

Queste, le parole  di Monsignor Lombardi nell’imminenza dell’evento.

“ Sarà dunque riaperto il Duomo, la Chiesa grande e degna situata, proprio come dice la liturgia della dedicazione della chiesa, alla sommità del nostro monte, in atteggiamento di vigilanza e di protezione per la città nostra posta ai suoi piedi […]E verranno tutti e diranno: Gloria a Te  o Signore! Si, verranno i vicini e i lontani, i figli di Barga e delle altre città e paesi; verranno e ammireranno e nel tempio rinnovellato daranno gloria al Signore ”.