Dec 06 2013

“La Madonna del Molino-La Concezione-La storia del Doppio” di Pier Giuliano Cecchi

 

 

Con la pubblicazione di questo opuscolo, che stamani presentiamo, curato dal nostro concittadino Pier Giuliano Cecchi e promosso dal Gruppo Campanari di Barga, intendiamo mettere in rilievo il significato per i nostri concittadini della festività dell’8 dicembre, dedicata sia alla devozione dell’Immacolata Concezione che della Madonna del Molino, compatrona di Barga.

Attraverso questo scritto, l’autore vuole farci partecipi dei sentimenti religiosi che nel tempo hanno mantenuto viva nella nostra popolazione la tradizione mariana, ricordandoci le antiche memorie ricche di fede, di storia e di sentimenti genuini di cui rimangono le testimonianze scritte di coloro che ci hanno preceduto.

Nella ricorrenza di questa festa, un ruolo importante viene svolto dal Gruppo Campanari di Barga che ogni anno annunciano l’evento la sera del 7 dicembre con il suono del “doppio” delle campane del Duomo. E’ dal 1522 che viene mantenuta questa tradizione e nonostante nel corso del tempo, molti cambiamenti storici ed alterne vicende umane abbiano colpito la Comunità di Barga, mai i barghigiani hanno interrotto questa manifestazione di fede.

Ancora una volta le vicende del passato spingono la nostra Comunità a prendere coscienza del sentimento che ci unisce e che si esprime nella volontà di mantenere vive le tradizioni autentiche. Non possiamo, quindi, che esprimere gratitudine a coloro che con passione e volontà, entusiasmo e impegno ci trasmettono l’arte antichissima e preziosissima della “campaneria”, che ci fanno ogni anno dono dei suoni delle nostre campane, richiami di gioia e spiritualità dando un forte contributo al mantenimento e alla valorizzazione della nostra identità culturale, rammentandoci al contempo che quest’arte non è solo cosa di campanari: è cultura che vive e risuona.

Un grazie ancora a Pier Giuliano Cecchi che con le sue ricerche ci rende ancor più edotti e consapevoli della nostra storia.

 

Barga, 19 dicembre 2009                                                 

IL SINDACO

Marco Bonini

 

Il Consigliere delegato alla Cultura

Giovanna Stefani

 

INTERVENTO DI MONS. DON STEFANI SERAFINI

 

Voglio esprimere il mio grazie a Pier Giuliano Cecchi per il suo lavoro di ricerca storica, condotto presso l’archivio comunale di Barga, che consente di ripercorrere episodi e avvenimenti inerenti l’origine e il consolidamento, nel popolo barghigiano, del culto dell’Immacolata Concezione.

è uno studio interessante che riporta alla memoria anche il sorgere, nella comunità di Barga, del tradizionale “doppio”, che esperti campanari diffondono la vigilia della festa, e che suscita sempre forti emozioni e ricordi in coloro che lo ascoltano.

Il ricercatore rende un bel servizio alla cultura odierna evidenziando documenti, storie, personaggi, date ma soprattutto il vissuto si una comunità con la sua devozione alla Madonna del Molino.

Nella descrizione si indicano i passaggi mediante i quali la Chiesa ha riconosciuto e introdotto questa solennità in onore a Maria.

Vicende che guidano, comunque, a contemplare l’orientamento storico-salvifico che ha inizio nel primo annuncio della salvezza fissato nella Bibbia:

Gen 3, 14a. 15.

Allora il Signore Dio disse al serpente:

“ …lo porrò inimicizia tra te e la donna,

tra la tua stirpe e la sua stirpe:

questa ti schiaccerà la testa

e tu le insidierai il calcagno”.

La costituzione conciliare del Vaticano II su “La Sacra Liturgia” (Sacrosanctum Concilium) sottolinea al par. 103:

“Nella celebrazione del ciclo annuale dei misteri di Cristo, la santa Chiesa venera con particolare amore Maria SS. Madre di Dio, congiunta indissolubilmente con l’opera della salvezza del figlio suo: in Maria ammira ed esalta il frutto più eccelso della redenzione, ed in lei contempla con gioia, come in una immagine purissima, ciò che essa, tutta, desidera e spera di essere”.

Alla luce delle parole di San Bernardo “Di Maria nondiremo mai a sufficienza” che suscitano riflessioni, i fedeli ancora oggi collocano, con affetto filiale, immagini della madonna in posti significativi: dall’ambiente familiare alle edicole lungo le strade; dalle nicchie in angoli caratteristici ai luoghi dove si lavora e si vive, con amore e speranza, la quotidianità.

Bibbia, liturgia, tradizione. Ciò che i santi Padri della Chiesa ci hanno tramandato sia il punto di riferimento per comprendere a pieno la solennità della Madonna del Molino.

è una icona preziosa, venerata nel corso dei secoli, davanti a cui la nostra gente continua nel tempo a ritrovarsi e a unirsi nella preghiera di ringraziamento, di lode e di supplica alla Santa Madre di Dio, alla Vergine Immacolata, gloriosa e benedetta.

La Madonna del Molino protettrice, con San Cristoforo, del popolo di Barga: un binomio che fa capire il duraturo legame con la continuità civile e religiosa ed esprime quanto la nostra relazione con Dio passi attraverso il culto dei santi e specialmente di maria.

La migliore devozione alla Madonna è autentica vita cristiana.

Quando collaboriamo con la Grazia di Dio siamo in intimo contatto con Maria, che è “la piena di grazia”.

Chi evita il peccato, o cerca di superare le imperfezioni, chi adempie con perseveranza ai doveri del proprio stato di vita, chi cerca di istrursi nella fede, chi vive e prega con la Chiesa, chi aiuta i poveri, è un vero cultore mariano.

                                                        don Stefano Serafini.

 

 

UN GRAZIE DAL GRUPPO CAMPANARI DI BARGA

 

Da qualche anno al termine del doppio dell’Immacolata, che suoniamo solennemente con le campane del Duomo di Barga la sera di ogni 7 dicembre, vigilia della festa, nello scendere le scale del campanile tra un commento e l’altro su come è andata: se c’è stata qualche imperfezione, sempre più ci è venuta incontro la voglia di conoscere come è nato e da quand’è che si tramanda l’usanza di suonarlo per un’ora. Da qui l’idea di far condurre tale ricerca al nostro amico Pier Giuliano Cecchi, interessato alla storia, alle tradizioni ed alla cultura di Barga.

Il bravissimo storico a cui è stato affidato l’incarico, dopo aver consultato gli archivi comunali, parrocchiali ed aver scartabellato in lungo e in largo, ci ha presentato questo documento.

Ci siamo sentiti subito entusiasti ed orgogliosi di essere venuti a conoscenza che tale manifestazione è nata dal 1522 e che da quella data vengono suonate a festa le campane per ricordare anche la Madonna del Molino. Ci sentiamo onorati di portare addosso una così pesante eredità che si tramanda a noi da una lunga storia di campanari la cui memoria travalica i secoli, tanto da sentirci in dovere di ricordare almeno quelli che conoscemmo,  anche se, sicuramente, qualcuno potrà sfuggirci e ce ne scusiamo. Quest’ultimi nostri maestri li rivediamo tutti su a tirare le funi e chiamarsi tra loro con i classici nomi o soprannomi: Cecco Buti, Zoppino, Toni di Canipaia, Placido, Cecco Zoppo, Michelotto, Quinto Cecchi del Valeri, Aldo del Fiorello, Bersagliere, Beppe Cosimini, Nello del Covo, Valentino, Pinatta, Cecco Barsotti, Gigi Lucchesi, ecc. E’ a loro, e a tutti quei campanari di questa lunghissima storia e a coloro che prenderanno il nostro posto, che desideriamo dedicare questa pubblicazione, lanciando un’invito ai giovani a frequentare il campanile in compagnia di Nicola e Matteo.

Il nostro Gruppo formato da Bacci Paolo, Bacci Lido, Motroni Franco, Biagi Francesco, Marroni Lio, Bernardi Fabrizio, Cosimini Enrico, Cosimini Luca, Cosimini Luigi, Rossi Remo, Ghiloni Massimiliano, Nesi Giovanni, Gonnella Marco, Gonnella Giampiero, Graziani Manuel, vuole sinceramente ringraziare il sindaco di Barga rag. Marco Bonini, il proposto mons. Stefano Serafini, la responsabile della Biblioteca Comunale dott.ssa Maria Luisa Livi, la delegata alla Cultura e consigliere prof.ssa Giovanna Stefani, per aver creduto e condiviso questa ricerca ideata dal Gruppo Campanari, portata avanti e realizzata con bravura, con grande “pignoleria”, con grande e qualificata ricerca da Pier Giuliano Cecchi, al quale va tutto il merito dell’alto contenuto riportato in questo fascicolo.

Il Gruppo Campanari di Barga.

 

  

INTRODUZIONE

 

Questo opuscolo nasce dall’idea dei Campanari di Barga di rendere un poco più presente, nell’imminenza del loro “Doppio” serale del 7 dicembre 2009, la storia di fede e di speranza dei Barghigiani nella venerata immagine della Madonna del Molino che i nostri Avi nel 1512, attratti dal miracolo della sua sudorazione, trasportarono dal Molino di S. Cristofano nell’allora Pieve di Barga consacrandola al culto della Concezione.

Per tale fine mi chiesero se ero disponibile a scrivere qualcosa e senza farmelo ripetere ho prodotto questa ricostruzione storica che si divide in sei capitoli:

 

  1. La nascita a Barga del culto della Concezione.

 

  1. Le Prime notizie sulla Madonna del Molino.

 

  1. La festa della Concezione a Barga nel 1522.

 

  1. A quando risale il “Doppio della Concezione”?

 

  1. Anno 1855:   Barga,  memore delle feste del 1522, nel primo anno dal “Dogma dell’Immacolata Concezione”, celebra solennemente l’ 8 dicembre e l’ Immagine della Madonna del Molino.

 

  1. In memoria del “Dogma dell’Immacolata” del 1854: le feste barghigiane del 25° (1879), 50° (1904) e 1913: IV centenario dal miracolo della Madonna del Molino.

 

Il mio primo scritto sulla Madonna del Molino risale al 2001 e l’occasione me la fornì il caro proposto Mons. Piero Giannini, quando per il 41° convegno barghigiano dei Campanari d’Italia, nell’approntare il libro “Barga al suono delle Campane” di Maria Vittoria Stefani, volle che in esso ci fosse anche un mio contributo storico. Ne stilai due: uno sulla storia dell’Oriolo del Duomo e delle altre chiese del Comune; l’altro è quello sulla Madonna del Molino, in cui mi soffermai sulla genesi storica del celebre “Doppio” che per un’ora, la sera di ogni 7 dicembre, annuncia ai Barghgiani che l’indomani è la festa dell’Immacolata Concezione e della loro venerata Madonna.

Quel “Doppio della Concezione”, che i nostri storici più lontani, ma senza supporti documentari, vogliono di antica memoria, nel presente lavoro e grazie alle ricerche di anni, inizia ad avere una sua credibile traccia storica che ci conduce al 1522.

Vivamente ringrazio il Comune di Barga nella veste del suo sindaco Marco Bonini e della delegata alla Cultura prof. Giovanna Stefani e con loro il personale della Biblioteca Comunale: Maria Luisa Livi, Lara Pellegrini e Lucia Mozzini; il proposto mons. Stefano Serafini e soprattutto i Campanari per l’onore della loro fiducia, con la speranza che quanto ho saputo e potuto ricostruire riesca a tutti gradito.

Pier Giuliano Cecchi.

 

 

LA FESTA DELLA CONCEZIONE A BARGA NEL 1522 E I “DOPPI” PER LA MADONNA DEL MOLINO.

LE SOLENNI FESTE A BARGA DEL 1855.

 PRIMO ANNO DAL PROFERIMENTO DEL “DOGMA SULL’ IMMACOLATA CONCEZIONE”.

 

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La nascita a Barga del culto della Concezione.

 

Tempo addietro, nel 2001, pubblicai nel libro “Barga al suono delle campane” di Maria Vittoria Stefani un mio studio storico sull’antica Festa dell’Immacolata Concezione a Barga, alla quale si volle abbinare nel corso dei primi anni del sec. XVI l’antica immagine dipinta in stile bizantino della Madonna del Molino, ovviamente per perpetuare nei tempi il ricordo del miracolo della sua sudorazione che avvenne nel 1512, quando questa era conservata presso il Molino di S. Cristofano (dall’edificio il nome della Madonna) allora ubicato rispetto a Barga al di là della Corsonna nella zona di S. Maria.

In Barga è tradizione consolidata che il culto della Concezione risalga e sia concomitante con il miracolo della Madonna del Molino, così anch’io nello studio testé ricordato, sia pur ponendo il dubbio che fosse più antico, mi attenni nella ricerca a indagare il 1500. Ma dopo l’uscita del libro, seguendo la mia passione per la ricerca ho potuto riscontrare sui documenti del Comune che il dubbio che mi ero posto corrispondeva al vero.

Infatti mi venne alla mano una delibera comunale degli ultimi anni del  sec. XV che parlava della Festa della Concezione, cioè della sua istituzione quale culto da osservarsi a Barga, successiva al tempo in cui il Papa francescano Sisto IV la introdusse in Roma nel 1476 col titolo: “Conceptio Virginis Marie”.

La veste di quel Papa è un dato assolutamente da non trascurarsi in riferimento all’introduzione a Barga del culto della Concezione, perché qui operavano i Minori Osservanti la Regola di S. Francesco, ispirati prima dal beato Ercolano che aveva dato inizio al convento di S. Bernardino nel 1434, poi, proprio in questi anni di Sisto IV, dal beato Michele da Barga, il quale per santità operante aveva preso su di sé l’ eredità di Ercolano, tanto da farsi promotore del nuovo convento di S. Francesco e dei monasteri delle Terziarie Francescane di Barga e Castelnuovo.

Non si trascuri in tal senso, (ma occorrono ricerche nel settore), che sia stata proprio l’azione del beato Michele a convincere i Maggiorenti Barghigiani a prestare attenzione alla Concezione, solo pensando agli importanti contatti che certamente ebbe con certe eminenze della sua religione durante il suo pellegrinare nella valle e nel lucchese.

Ne scaturisce quindi, al di là dell’azione del beato Michele, che quel forte messaggio di attenzione alla Concezione di Maria – papale e francescano al tempo stesso –  sino ad allora un culto antico ma non codificato nei canoni ecclesiastici e ora introdotto quale festa esclusivamente romana, trovò in Barga i suoi attenti estimatori, ricordando ancora che i francescani erano particolarmente dediti al culto di Maria.

Quindi la presa di posizione del Comune in favore della Concezione non poteva essere stata ispirata che dai francescani, senza trascurare l’eventuale apporto degli agostiniani del monastero barghigiano di Santa Maria Novella, anch’essi dediti al culto di Maria, ma per quanto detto, da ritenersi un poco lontani dal culto della “Concezione” e dall’idea di quel Papa francescano.

A confermare che gli ispiratori del culto locale alla Concezione fossero stati i francescani ci viene incontro anche un documento che riporteremo più avanti, il quale parla dei pagamenti effettuati dal Comune per la festa dell’8 dicembre 1522, in cui compaiono elencati i frati di S. Francesco, che dal calcolo dell’avuto quantifichiamo in numero di 7, mentre per gli agostiniani compare solo il priore M° Ambrogio. I preti, compreso il pievano, furono 6.

Da quanto abbiamo osservato sinora possiamo dire che Barga sul finire del sec. XV si fosse collocata tra le prime comunità del mondo cattolico, diciamo italiano, ad avere preso in devozione il culto della Concezione. Ovviamente non può essere trascurata l’azione di fede a Maria praticata nei secoli antecedenti dagli agostiniani, che seppur non ispirata alla Concezione, contribuì a tener ben vivo tra la nostra gente il culto Mariano.

Gli agostiniani erano presenti nella Terra di Barga sin  dal I° secolo dopo il Mille. Tale notizia si apprende dalle note inserite a corredo del Terrilogio dei Beni da loro posseduti, redatto nel 1741 dall’agrimensore castiglionese Domenico Cecchi. Questi infatti scrisse che il monastero di S. Maria Novella di Barga aveva sin dall’ antico altri due luoghi, uno a Sommocolonia: Romitorio di S. Margherita, e l’ altro a Barga: Romitorio di Giuncheto, i quali sin dal 1077 si scambiavano vicendevolmente i sussidi. 

Premesso ciò e tornando allo stesso mio studio sulla Concezione a Barga di cui parlavo all’inizio e che pubblicai nel 2001, devo dire ancora che nello svolgersi del racconto mi intrattenni anche ad indagare a quando poteva risalire il celebre “doppio” delle campane del Duomo di Barga, che la sera del 7 dicembre di ogni anno, per un’ora, dalle 21 alle 22, si distende ad inondare la Valle, così annunciando a tutti i Barghigiani che l’indomani è la festa dell’Immacolata Concezione e contemporaneamente la festa della Madonna del Molino, che i nostri avi elessero a compatrona di Barga con S. Cristofano.

Oggi, a distanza di qualche anno, le mie ricerche nella direzione del “doppio” hanno prodotto delle novità interessanti e che più avanti vedremo.

Intanto, per iniziare questo presente lavoro, vediamo di dare alcune notizie sulla Madonna del Molino e il suo legarsi al culto della Concezione, per poi passare alla descrizione della festa che si fece a Barga nel 1522, in cui vedremo che ci sono dei riferimenti ai “doppi” delle campane del Duomo per la festa dell’ 8 dicembre.

 

Le Prime notizie sulla Madonna del Molino.

 

La prima notizia sulla nostra Madonna del Molino, fondamentale per il suo preciso contenuto, ce la fornisce il pievano di Barga Jacopo Manni nel suo memoriale manoscritto conservato presso l’archivio della Propositura di Barga e che sta a cavallo tra i secoli XV-XVI. Infatti è tra quei ricordi che si annota il miracoloso evento della sudorazione dell’immagine quando era al Molino di S. Cristofano e il suo processionale trasferimento nella Pieve di Barga.

Quel manoscritto di non facile lettura – stilato più per esigenze proprie del del pievano Manni che per i posteri – oltremodo importante e interessante per la nostra storia, grazie alla grande passione per Barga del proposto Mons. Alfredo Baroni, dal 1971 è stampato in un libro a cui fu dato il titolo: “Il Memoriale di Jacopo Manni da Soraggio pievano di Barga (1487 – 1530)”, affidando la trascrizione e la cura storica dell’edizione all’allora giovane don Lorenzo Angelini, che da neo diplomato in Paleografia, iniziava quel cammino di storico che tutti conosciamo.

Dal libro stralciamo quanto il Manni annotò nel suo memoriale circa la Madonna del Molino: “Della Conceptione di pieve. Domenica proxima cioè a dì 5 settembre 1512 una certa ymagine antiqua dipinta in tavola che era qui a Bargha al molino di San Christofano si vidde sudare più volte da qualunque vi andò et sequitò così dù o tre giorni per modo che mossi da questo miraculo poi il dì della Natività della Donna ci andammo con tutto il clero et il popolo et arechamola dentro Bargha alla pieve processionalmente; a Lei piaccia et al suo Figliolo che non ci dimostri qualche flagello.”.

Dall’intestazione della memoria vediamo chiaramente che la Madonna tratta nel 1512 dal Molino di S. Cristofano (edificio di proprietà dell’omonima Opera che sovrintendeva al Duomo) è da subito consacrata al culto della Concezione: “Della Conceptione di Pieve”, ovviamente portando con se il ricordo dell’ avvenuto miracolo.

Inizialmente senz’altro l’idea religiosa era quella di festeggiare l’Immagine e il miracolo l’8 settembre, una delle feste annuali della Madonna, così come prospetta la scelta di quel giono per trasferire nel Duomo la miracolosa immagine; ma poi fu spostata all’8 dicembre.

Curiosamente, e pare una conferma alla nostra asserzione circa il dubbio di quando si volesse festeggiare a Barga la Madonna del Molino, troviamo tra le delibere del Comune che il 7 dicembre del 1528 i Consoli deliberarono uno stanziamento di 1 Ducato d’Oro Largo per la “Festa di nostra Donna di settembre”: “…li Consoli che domane a li 8 /o/ la festa della Conceptione di nostra Donna Gloriosa e per non mancare della solita et annuale devotione…”, ecc.

Da quanto detto, proprio per quel settembre scritto nella delibera, possiamo confermare che nei Barghigiani rimase per un certo periodo il dubbio di quando festeggiare la Madonna del Molino: l’8 settembre oppure l’8 dicembre? poi decidendo per la festa più suggestiva – fortemente voluta dalla Chiesa – e per la quale il Comune aveva deliberato nel 1522 che si facesse festa come fosse giorno di Pasqua, deliberazione che ritennero di dover riconfermare il 3 febbraio 1526: “Confermatione della devotione di Barga della Conceptione di nostra Donna…”, forse ripetuta per la scarsa osservanza del popolo.

Alla scarsa osservanza del popolo si è usato il termine “forse” perché ci sono fortissimi dubbi che non partecipasse alla festa della Concezione, per il semplice motivo che si era stabilito una multa per chi non si fosse attenuto a quanto deliberato: 10 soldi per ogni uomo o donna e 20 soldi per ogni bestia da lavoro. Ricordiamo che le multe erano temutissime, perché un terzo del loro ammontare andava a chi faceva la spia salvaguardata per legge dal segreto d’ufficio, quindi il problema dell’osservanza alla Concezione prefigura cause di livello superiore e non mancano indizi a quanto si asserisce.

Infatti sorse in quegli anni una diatriba tra l’Opera di S. Cristofano e il pievano Manni per la proprietà della miracolosa immagine. L’Opera la pensava sua perché tratta da un mulino di sua proprietà ed accusò il pievano di essersene impossessato col porla sopra l’altare maggiore del Duomo. (l’altare maggiore del Duomo, a differenza degli altri altari, era di diretta spettanza della Pieve).

Intervenne allora il Comune con tutta la sua autorità e, dato che l’Opera era un ente di sua diretta competenza, decise il 13 aprile del 1522 di porre l’Immagine all’altare che stava costruendo lo stesso Comune in onore di S. Giuseppe: “Mencho di Bartolomeo Diversi, uno deli spectabili Consoli levatosi in piè con animo di consigliare con licentia del presente Sig. Potestà, ateso ala provixione facta della osservantia dela solenità et festa del beato Sancto Josef et lordine dato dal padre predicator di far una compagnia et uno altar del beato Sancto Josef et la Madonna che hè in Pieve che se dice La Madonna dal Mulino….”.

La questione fu risolta con la delibera? Pare proprio di no, perché ci accorgiamo che in una successiva delibera del 21 aprile 1522 si ripete: “…I nello altare del beato Sancto Joseph da farsi se abbia a commettere la Madonna se dice quella dal Mulino…”.

Passa più di un anno e vediamo che l’8 novembre del 1523 siamo sempre a ripetere che all’altare di S. Giuseppe “…Si ci abbia a mettere et collocare la imagine della nostra Donna Vergine Maria che si levò dal Mulino dell’Opera di S.Cristofano…”.

La questione si protrasse ancora per un poco di tempo, sino a quando l’altare di S. Giuseppe non fu ultimato e la Madonna del Molino fu posta a quell’altare del Comune di Barga, collocata così com’è attualmente nel quadro su tavola che ancora oggi si vede in Duomo alla cappella della Concezione, il quale raffigura S. Giuseppe, S. Rocco e S. Arsenio, protettori della Barga cinquecentesca che è raffigurata sullo sfondo, ivi infatti vi fu lasciata una finestrella per accogliere la miracolosa immagine della Madonna.

Certamente la controversia sorta tra l’Opera e il pievano Manni, che vide l’intervento del Comune, non agevolò il culto pubblico dell’Immagine e della Concezione. Quando ci sono dei problemi è consigliabile starsene buoni e il più possibile alla larga, aspettando che intervenga una risoluzione che agevoli il tutto.

In questa ottica, come si è detto, il Comune non si era fatto certamente attendere, perché era intervenuto nel 1522 nominando per la Quaresima di quell’anno un “predicatore”, il quale convincesse i disputanti circa l’utilità dell’istituzione nel Duomo del predetto altare a S. Giuseppe in cui si doveva collocare la Madonna del Molino, il tutto da consegnarsi ad una compagnia fondata allo scopo, cosicché tra i due litiganti: Opera e Pievano, come sempre vinse il terzo, cioè la nuova compagnia di S. Giuseppe, la quale era pur sempre direttamente sottoposta al Comune di Barga, quindi reale vincitore: “…e che li operai habiano a renonptiar a detta compagnia ogni ragione havesse l’Opera in detta Madonna et così il Piovano”.

Quindi, sunteggiando, possiamo concludere che dalla prima delibera del sec. XV fino alla forte presa di posizione del Comune nel 1522, la festa della Concezione non era ancora entrata nei piani alti di Barga. Risolta poi la questione del possesso della Madonna del Molino, il pensato e attuato abbinamento dell’immagine e del ricordo del suo miracolo alla festa dell’8 dicembre (1522), inizia a produrre i suoi effetti e a prendere lentamente un suo spazio ben definito nelle coscienze. Quindi resta da rilevare che l’aver congiunto alla festa della Concezione un’immagine così suggestiva fu un’idea geniale, i cui frutti si notano ancora oggi nell’ attaccamento dei Barghigiani alla festa dell’Immacolata Concezione, sentita maggiormente viva grazie alla loro devozione alla Madonna del Molino e al ricordo del suo miracolo.

Ma di questo 1522 va detto ancora, e non è poco, che fu un anno di peste, tanto grave da costringere il Comune a chiudere temporaneamente nel settembre “l’osteria et albergo dalla Fornace di Barga” retti da Antonio Simoni, costringendo altresì i barghigiani a non avere contatti con forestieri e parimenti i forestieri a tenersi lontani da Barga. Si misero pure le guardie alle porte di Barga e si adottarono altre misure restrittive. Una situazione che mise in crisi specialmente i frati di S. Francesco, i quali vivevano delle questue che facevano nei vari paesi della Valle, tanto da far decidere il Comune a concedergli un sussidio di 6 ducati d’oro larghi per consentirgli di provvedere al loro sostentamento, dato che a Barga stessa, per la carestia del momento, non c’era da accattare cosa alcuna. La peste era nello Stato di Lucca e specialmente nella città, e a quei vetturali barghigiani che avevano il permesso di recarsi a Pisa a prelevare il grano o per i commerci in genere (Pisa era la città fiorentina a cui si riferiva Barga), nel passaggio da Lucca si dette la dritta, anzi l’obbligo, di transitare per la via di “Librafacta”, ossia Ripafratta, e nessuna altra via, con l’aggiunta che dal Podestà di Ripafratta dovevano farsi firmare una fede del loro passaggio, perché senza quella firma non potevano far ritorno a Barga e neppure nel suo contado.

Come in ogni tempo di allora, dato lo scarso ausilio della scienza medica, ogni popolo ricorreva all’aiuto dei Santi e nel giungere le mani sperava nella loro intercessione presso l’Iddio affinché potessero uscire indenni da ogni male. Però anche i Santi avevano il loro costo, che consisteva nella piena devozione a loro dell’invocante. Ecco allora che i popoli se li tenevano vicini dedicandogli chiese, oratori, altari, immagini, statue, feste, processioni, ecc. Cosicché anche a Barga in quell’anno di peste, come detto, si cercò la benevolenza di S. Giuseppe dedicandogli un altare in Duomo e senz’altro si tornò a pregare anche S. Rocco, S. Sebastiano, S. Cristofano e tutti quei Santi ritenuti utili a scongiurare il contagio dalla peste.

In questo stato delle cose del 1522, consapevoli che sarebbe venuta anche la festa della Concezione, non poteva essere trascurato l’abbinato miracolo della sudorazione della Madonna del Molino di dieci anni prima, del 1512, e che il pievano Manni aveva fermato nel suo memoriale con delle parole, che divulgate sicuramente anche da qualche altare, ora venivano ricordate e pensate vaticinanti: “A lei piaccia et al suo figliolo che non ci dimostri qualche flagello”. Quindi per scongiurare quel flagello, che ora aveva il sembiante della peste, era bene tenersi vicino anche l’ausilio della Madonna del Molino che reca in braccio il carezzante Figlio, decidendo di metterla all’ altare di S. Giuseppe, cioè di suo marito, così ridandogli tutta quella dignità di presenza nel Duomo a comporre la Sacra Famiglia, altrimenti avrebbe potuto aversene a male e sottovalutare le invocazioni di aiuto del popolo, affinché, anche con la sua autorevole intercessione presso l’Altissimo, fosse libero dal mal contagio.

Quanto asserito non è da prendersi come una mera ricostruzione indotta dagli eventi storici del periodo, perché quei nostri progenitori in materia di religione ragionavano con un loro metodo, tante volte affidato alla superstizione.

La conferma all’assunto ci viene dagli scritti della “Visita Pastorale” che fece il vescovo di Lucca Guidiccioni al Vicariato di Barga nel 1621. Infatti si notò che la Madonna del Molino fu trasferita all’ altare della “Concessione” dove è stata posta una “Taula nuova dipinta in tela ad oglio con l’immagine dell’Assunta”. Detto questo si aggiunse: “è bene riportarla all’altare di S. Giuseppe, così com’era in antico, in quanto l’averla spostata è stato causa di disgrazie”.

 

La festa della Concezione a Barga nel 1522.

 

Ma vediamo ora quanto fece il Comune in quel 1522 per convincere tutti i Barghigiani a festeggiare la Concezione, dando spazio ai documenti e dicendo che è qui che ritroviamo per la prima volta il suono dei “Doppi”, anche se non è descritto quando avvenissero.

 

Die 6 decenbris 1522

 

Convocati er congregati et insieme coadunati li presenti Sigg. Consoli della Terra di Barga(………) per loro solepne partito (……..) deliberorno che domani che saremo a dì 7 del presente mese si faccia Consiglio con le infrascripte proposte et prima:

Che in decto Consiglio si possa consigliare et provedere di honorare la festa della Conceptione di nostra Donna (……..).

 

Die 7 decenbris 1522

 

Convocato congregato et insieme coadunato el pubblico et generale Consiglio(……..).

Augustino Nutini uno del numero de Defensori levatosi in piè con anima di consigliare consigliando sopra la prima proposta disse et consigliò che allui pareva che domani che è la festa della Conceptione della Gloriosa Vergine Maria et ogni anno per dicta festa per lo advenire si debba per la Comunità di Barga et per li homini di dicto Comune di Barga festare come se fusse giorno di Pasqua solepne et che qualunche non festasse dicta festa et lavorassi in alcuni lavori in tal dì sintenda per virtù della presente provisione condannato in soldi X di boni per ciascheduno homo o/ donna et in soldi XX per qualunche bestia di boni – missa finalmente dicta provisione a partito fu vinta et obtenuta per fave 27 nere per lo sì, nissuna in contrario per lo no.

 

Subito a seguire intervenne ancora Augustino Nutini:

 

Item per dicto suprascripto Augustino consultore disse et consigliò che ai presenti Sig.ri Consoli et quelli che per lo advenire in tal giorno saranno habino potestà autorità et balia quanto ha tucto el Consiglio Generale della Terra di Barga di poter spendere di denari di decto Comune in fare dir Messe a preti et  frati della Terra di Barga ad honore et laude di decta Conceptione et far fare la processione et comprare cera per la dicta Messa et ogni altra cosa siccome parrà e piacerà a Sig.ri Consoli per lo tempo existenti in honore et laude di decta festa et tucta quella quantità di denari che sarà spesa o/ deliberato di spendere in honore della festa di Conceptione per li Sig.ri Consoli della terra di Barga, il camerlingo generale possa pagare di denari di dicto Comune senza altro stantiamento del Consiglio ma solo con lo partito de prefati Sig.ri Consoli nel tempo existenti.

Finalmente missa a partito decta provisione fu vinta et obtenuta per fave XXVII nere per lo si, nissuna obstante in contrario.

 

La delibera adottata fu subito necessaria il giorno seguente, festa della Concezione, anzi fu certamente voluta per far fronte alle spese che elencheremo e che videro impegnati i Consoli nella loro deliberazione.

Ricordiamo al lettore che è in questa delibera la memoria della folta presenza dei frati S. Francesco alla festa della Concezione, da noi quantificati nel numero di 7 secondo lo stanziamento a loro favore di £ 2 soldi 4.

 

Die 8 dicenbris 1522

 

Congregati et in numero sufficiente coadunati li Sig.ri Consoli della Terra di Barga nel loco della loro solita residentia stantiorno le infrascripte quantità di denari agli sacerdoti et homini per causa et conto della festa Conceptione di Nostra Donna per una autorità data a Sig. Consoli come a parte in questo c.76 (n.d.r. – c.76 è la pagina e si tratta di quella che contiene la delibera precedente).

 

  • Al Piovano della pieve di Barga – Lire 0  soldi 8.
  • A M° Ambrogio priore del convento di S.Agustino di Barga – Lire 0  soldi 8.
  • A prete Cristofano d’Angeli – Lire 0  soldi 6.
  • A prete Paulo Manni – Lire 0  soldi 6.
  • A prete Francesco Carletti – Lire 0  soldi 6.
  • A prete Nicoli – Lire 0 soldi 6.
  • A prete Ginmignano di Damiano – Lire 0  soldi 4.
  • A frate Agustino di Gian Petro – Lire 0  soldi 6.
  • A frati di Sancto Francesco di Barga – Lire 2  soldi 4.
  • Alli Operai dell’Opera di Sancto Cristofano per cera data

per honorare la suprascripta festa della Conceptione – Lire 3 soldi 4.

  • A presenti campanai per li doppi facti- Lire 0 soldi  4.

 

Le quali soprascripte XI parti furno stantiate per li soprascripti Sig.ri Consoli per loro fave 4 nere per lo si, 2 obstante non obstanti.

 

In quel tempo sul campanile del Duomo erano in uso due campane e i “Doppi” avevano un suono ben differente dal presente. Come visto non si dice espressamente quando si suonassero i “Doppi” e, nell’incertezza, chissà che non se ne sia fatto uno la sera del 7 dicembre?

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Questo è quanto scrivevo in un opuscolo del novembre del 2008 circa la Madonna del Molino e la festa della Concezione a Barga nel 1522, con l’idea  di continuare ad indagare quand’è che si prese l’usanza dell’ormai celebre “doppio” delle campane del Duomo che, inondando la Valle per un’ ora la sera del 7 dicembre, annuncia ai Barghigiani e a tutti, che l’indomani è la festa dell’odierna Immacolata Concezione, a cui i nostri Avi legarono cultualmente l’immagine e la miracolosa sudorazione della Madonna del Molino, che elessero a compratona di Barga con S. Cristoforo.

 

 A quando risale il “Doppio della Concezione”?

 

Dai documenti riportati sinora abbiamo visto che per la solenne festa della Concezione del 1522 si stabilirono diversi pagamenti da saldarsi da parte del Comune a favore di preti, frati, Opera di S. Cristofano e infine ai “campanai”, che abbiamo quantificato nel numero di due, in quanto due erano le campane in uso sul campanile del Duomo. Ad ognuno di loro dei 4 soldi stanziati ne toccò forse l’ esatta metà; ho detto forse perché esiste un fondato dubbio che il capo-campanaio avesse un trattamento diverso rispetto al sottoposto, che non è detto fosse unico, anzi, per i tanti suoni che si dovevano effettuare dalla mattina alla sera e per le feste, potevano essere anche due o tre, i quali a turno svolgevano il compito alle campane a seconda della richieste del momento. Questo lo si evince da una tarda memoria dell’Opera di S. Cristofano che riguarda gli “Oneri agli impiegati” per l’anno 1800, comunque esplicativa perché ci dice che i campanai fossero 4, cioè uno in più rispetto al numero delle campane, tra i quali uno con la qualifica di “capo campanaio”. Questi, come da altri documenti dell’Opera di quel 1800, vediamo che aveva il ricordato e diverso trattamento economico, ovviamente prendeva una cifra maggiore.

Dall’osservazione del documento testé citato, che riguarda gli “oneri agli impiegati dell’ Opera”, stralciamo l’importante notizia per il nostro discorso in relazione alla genesi del “doppio” serale del 7 dicembre. Infatti si fa obbligo ai campanai di suonare “A Doppio tutte le campane grosse la sera precedente le Domeniche, Feste Comandate, Messe, Vespri, Uffizi, Processioni, Baldorie e pubbliche gioie, Funzioni straordinarie per parte dell’ Opera e della Comunità”. 

Si noti la particolare dicitura “tutte le campane grosse”, forse dettata dalla constatazione che c’era l’uso di suonare qualche “doppio” così come la parola suggeriva, cioè con due sole campane, da qui la necessità di chiarire l’ aspetto da parte dell’Opera, ossia di suonarlo con tutte e tre le campane.

Parlando di campane, come nota a margine, devo correggere quanto scrissi nel libro di Maria Vittoria Stefani “Barga al suono delle campane” del 2001,   precisamente nel mio studio “I campanili delle ore nel Comune di Barga”. Infatti riferì che sino al 1737, anno della costruzione dell’attuale campana grossa, il numero di campane in uso sul campanile del Duomo erano due, mentre invece erano già tre. Fu un errore di confusione, generato dal fatto che la campana grossa fu il prodotto, con l’aggiunta di metallo, della rifusione della piccola che si era rotta. Correggendomi ecco cosa avvenne: la nuova campana grossa prese il posto che il nome indica, la precedente grossa passò alla mezzana, mentre la precedente mezzana passò al posto della campana rotta, che era la piccola. In pratica nel 1737 erano già tre le campane alloggiate sul campanile. Dopo la costruzione dell’attuale grossa, che avvenne in quell’anno, possiamo solo dire che la mezzana attuale fu rifusa nel 1812, ma non sappiamo a quando risalisse, mentre l’ attuale piccola è del 1580.    

Tornando ai “doppi” abbiamo visto dal documento dell’anno 1800 che questo suono delle campane lo si praticava la sera innanzi della festa comandata e in altre ”minori” occasioni. Sulla scorta di quanto appreso, cioè l’obbligo del “Doppio” prefestivo, è lecito supporre che già nel 1522 fosse in uso tale annunzio e che quindi la festa della Concezione di quell’anno avesse avuto il suo “doppio” la sera precedente essendo festa comandata, anche al di là del fatto che lo fosse stata per la Chiesa, perché il Comune aveva sancito che il giorno dell’8 dicembre era uguale alla Pasqua, con tanto di multa per i non osservanti il deliberato.

Da correlarsi strettamente a quanto detto va ricordato che il suono delle campane e gli stessi campanari erano a carico dell’Opera del Duomo, che a sua volta faceva capo al Comune. Quindi, senza ombra di dubbio e a fronte del suo deliberato, il Comune impartì all’Operaio del Duomo di far suonare l’8 dicembre come festa comandata e noi aggiungiamo, secondo la congettura testé formulata, che un doppio fu fatto anche la sera precedente. Ma se anche l’idea del doppio serale del 7 dicembre rimanesse una mera congettura (ma non credo sia così e la conferma ci arriva anche dal proposto Alfredo Della Pace che, nel suo libretto sulla Madonna del Molino del 1913, ci dice che il doppio serale del 7 dicembre si tramandava dall’antico) per noi resta comunque interessante l’ottocentesca notizia, sia nel senso espresso or ora, ma anche in relazione a ciò che da lì si prefigurerà a Barga 55 anni dopo in occasione del primo anno dal proferimento del “Dogma dell’Immacolata Concezione di Maria”, il quale fu solennemente sancito e proferito da papa Pio IX l’8 dicembre 1854. In pratica potrebbe essere che il “semplice doppio” della sera del 7 dicembre di ogni anno sin dal 1522, pensabile di qualche minuto, a seguito della proclamazione del Dogma e per la plurisecolare devozione dei Barghigiani alla festa della Concezione, si sia trasformato nel “Doppio” di un’ ora e che da allora si tramandi. Ma vediamo cosa si fece a Barga in quel 1855.

 

 Anno 1855:   Barga,  memore delle feste del 1522,  nel primo anno dal “Dogma dell’Immacolata Concezione”,  celebra solennemente l’8 dicembre e l’Immagine della Madonna del Molino.

 

Anche a Barga, così come in tutta Italia, l’8 dicembre 1855, ricorrenza del primo anno dal proferimento papale del Dogma dell’Immacolata Concezione, ci furono dei solenni festeggiamenti che previdero da parte del proposto Valentino Bientinesi il concorso del Comune per le spese, ricordandogli in una lettera inviata al gonfaloniere Francesco Bertacchi, che non poteva esimersi dall’idea di una maggiore solennità alla festa, perché i nostri Avi con il Comune in testa, tra i primi nel mondo cattolico, già nel 1522 vollero festeggiarla come se fosse giorno di Pasqua. Soggiungendo che lasciarono ai Nipoti l’impegno di festeggiarla.

Il Proposto in quanto scrisse, sia pur richiamando il Comune di Barga ai suoi doveri sanciti in antico, mostra una forte attenzione a non lasciargli minimamente nelle mani la festa. Chiede infatti un contributo di £ 50.

La particolare attenzione del Proposto comunque non è dettata unicamente dal suo ruolo di ministro della fede, nel senso che spettava alla sua parte la festa, perché se avesse voluto incidere nella direzione di un maggiore coinvolgimento del Comune bastava gli ricordasse che nel Duomo c’era un altare di padronato comunale, quello di S. Giuseppe, in cui si venerava l’immagine della Madonna del Molino, che sempre quegli Avi da lui ricordati elessero al culto stesso della Concezione e a compatrona di Barga. Ma c’era ancora la cappella direttamente dedicata alla Concezione e sempre di padronato comunale, la quale era affidata all’occhio vigile dell’Operaio del Duomo, anzi, tra i compiti di questo ultimo c’era il codificato obbligo di prestarvi particolare attenzione. Da quanto detto si può  capire che il richiamo sarebbe stato maggiormente coinvolgente.

Allora perché non si sbilanciò più di tanto, se non ricordando l’impegno del Comune che si tramandava da quel 1522?

Una parte di risposta ci viene dal conoscere il curriculum del Proposto nella Parrocchia, mentre l’altra parte dal fatto che il Duomo era chiuso in attesa di restauri e infatti la festa si tenne nella vice parrocchiale, ossia al SS. Crocifisso.

Per quanto riguarda l’accennato “curriculum”, va detto che sette anni prima, nel 1848, il Proposto si era fieramente opposto agli ideali Nazionali dei Barghigiani, tantoché il Vescovo fu costretto ad  allontanarlo momentaneamente da Barga, così come fece col suo cappellano don Luigi Tommasi, in quanto entrambi causa di forti turbolenze che generarono atti criminali, essenzialmente nei confronti del cappellano (fucilate alle finestre della canonica).

In quel 1848 a supplire il Proposto venne spedito dal Vescovo il cappellano dell’ospedale S. Chiara di Pisa, il francescano padre Bernardino da Siena, il quale ebbe a soffrire perfino la ritorsione dell’esule per avere dato il via all’ospedale di Barga, secondo il Proposto, assecondandosi ai voleri dei “progressisti”, acerrimi nemici della Fede perché volevano togliere il potere temporale al Papa per fare di quel generico nome Italia una nazione.

Quindi l’aver scritto al Comune affinché concorresse alle spese della festa era già stata una cosa di non poco conto per lui, ben sapendo che era tenuto continuamente osservato perché non visto di buon occhio, ed infatti qualche anno più tardi ricadde nelle solite beghe politiche.

Ma non c’era solo questa questione, ma anche l’Opera del Duomo, che diretta dal Comune poteva intralciare il suo sia pur giusto fine di fede, ma non altrettanto limpido nei secondi fini, così come si riferisce sopra.

Comunque il Proposto fu accolto in Comune con deferenza, anzi gli si fece posto tra quei Priori nel momento del loro dibattito. Però, e c’è sempre un però, va notata una cosa, anche questa di non poco conto.

Successe infatti che a dirigere l’incontro, in assenza del Gonfaloniere avv.to Francesco Bertacchi, sedette il primo Priore, il dr. Ranieri Sammartini. Domanda: fu assenza obbligata quella del gonfaloniere, oppure tecnica? Io propendo per la seconda ipotesi, perché non è pensabile che i gravi fatti barghigiani del 1848, a sette anni di distanza, si fossero risolti senza lasciare traccia nelle coscienze; eventualmente ci soccorre la personalità del Bertacchi: un filo “progressista” che continuerà la sua opera amministrativa anche nel Consiglio Comunale post unitario. Teniamo conto ancora che il Sammartini, il quale sedeva a dirigere i Priori, ben rappresentava la parte del Proposto, per essere stato anch’egli nel 1848 soggetto a minacce, più o meno credibili, quantificabili nel suo trasporto all’ospedale in barella da parte dei “facinorosi progressisti Barghigiani”, (così come denuncia lo schizzo di una marionetta adagiata su di una lettiga e che reca il suo nome, fatto su di un anonimo volantino dell’epoca, per il vero un foglio stilato a mano, che il capo delle guardie trovò una mattina affisso in un luogo di Barga ed oggi è conservato tra gli atti del processo che ne seguì e che si risolse al tempo della breve parentesi repubblicana della Toscana).

Ma ora è tempo di vedere quel documento comunale nella sua interezza:

 

5 DICEMBRE 1855

Disposizioni per più distinta festività nel giorno della immacolata Concezione della Beatissima Vergine Maria.

 

Adunati per urgenza gli Ill.mi SS.ri – Dott. Ranieri Sammartini. Primo Priore facente funzioni del Sig. Gonfaloniere assente, ed altri Priori componenti la Civica Magistratura di Barga in numero sufficiente di cinque per trattare –

A giustificare il richiamo per urgenza alla presente seduta il prenominato Sig. Dott. Ranieri Sammartini, 1° Priore facente funzioni del Sig. Gonfaloniere assente, ha comunicato la lettera direttagli il dì 2 dicembre stante dal meritissimo Sig. Proposto di questa Insigne Collegiata Don Valentino Bientinesi del tenore seguente:

Ill.mo Signore

Volge l’anno che il mondo cattolico, plaudendo alla voce autorevole del Vicario di Cristo, esultava d’insolita gioia nel sentire, con solenne Decreto definita di Fede la verità della Concezione immacolata della Beatissima Vergine.

Se grato fu al cuore di ogni vero Cattolico questo si straordinario faustissimo avvenimento, molto più caro dovette riuscire e più consolante al Popolo di Barga, che in quello vedeva accrescere di nuovo lustro e splendore alla Fede intemerata dei suoi Padri, i quali con ispeciali insoliti onori, e con particolare solenne festività perpetuaron fra noi la divina tradizione di quel Mistero, e precedettero di lunga posta molte altre cristianità nel venerare un tal singolare e sublimissimo privilegio della gran Madre di Dio.

Sarà sempre in benedizione ed in gloria tra i Fasti della religiosa pietà Barghigiana il giorno settimo di Dicembre dell’anno 1522, nel quale il Consiglio Municipale, a proposta di Agostino Nutini, uno dei Difensori, decretò che in quell’ anno e agli avvenire, si festeggiasse in tutto il Comune di Barga la Concezione della beatissima Vergine con solennità pari a quella di Pasqua: tanto era vivo ed acceso in petto degli Avi nostri l’ amore alla Regina degli Angeli, in cui  vagheggiavano le Primizie di Redenzione.

A perpetuare pertanto una si splendida Divozione alla Vergine, non può offrirsi ai Nipoti occasione più propizia, né stimola più potente dell’ attuali in cui, testè pubblicato l’ Augusto Domma che tanto onora l’ Augusta Donna, le si prepara ovunque più magnifica e più pomposa la imminente Festività.

E perciò che persuaso, che un Popolo il quale da tanto gli altri precesse nello instituire una Festa, non soffra or di restarsi a veruno secondo nell’ accrescerne la divozione del soccorso, e il decoro dell’apparato, prego la Bontà di VS. Ill.ma e di tutto il Consiglio Municipale a degnarsi di stanziare a maggior lustro della Festa della Santissima Concezione un aumento di Lire cinquanta, ed a decorare di loro intervento la solenne Messa e Processione che avrà luogo, secondo il consueto, in quel giorno.

Sarà certo di gran conforto e di non minor gloria al Popolo Barghigiano il vedere si bene espressi da chi degnamente lo rappresenta i suoi voti ed i suoi più teneri affetti alla vergine, e potrà nutrire fondata fiducia di vedere continuato a suo favore il solidissimo Patrocinio.

Ed ho l’ onore firmarmi con distinta considerazione e profondo rispetto.

Di VS. Ill.ma – Dalla Propositura di Barga, lì 2 Dicembre 1855.

 

Ed Essi SS.i Adunati

Avuto in adunanza il prelodato Sig. Proposto.

  • Veduto il Partito di 7 Dicembre 1522 di che nella lettera si faceva menzione.
  • Considerato che nella instituzione di una più solenne Festa commemorativa l’immacolato concepimento della vergine singolare, benedetta fra tutte le Donne, lasciavano i Padri ai figli una preziosa eredità di santi affetti, et in devozione feconda.
  • Considerato che un’ altare sacro alla Vergine senza macchia originale mantenuto dal Comune, con una offerta annua, comunque tenue di £ 16 – quel dì 8 Dicembre, attestano come non fosse ripudiata quella eredità e la definizione come dommatica dell’ augusto Mistero pronunziata nel dì 8 Dicembre 1854 ammaestra che molto meno potrebbe ripudiarsi adesso senza rimorzo e senza vergogna.
  • Considerato oltre la consuonanza dei sentimenti fra gli Avi e i Nipoti in niente, meglio che nelle opere, venga a manifestarsi lucidamente.
  • Considerato che alle opere porga nell’ attualità argomento di nobile emulazione quanto di straordinario si accenna preparare ovunque la pietà dei Fedeli, e in specie nella Città di Pisa Capo della Diocesi, per la celebrazione della Festa imminente della gran Madre di Dio sotto la invocazione segnalata.

 

DELIBERARONO ALLA UNANIMITà

  • Di concorrere nell’anno presente al maggior lustro e decoro della Festa della Concezione della Beatissima Vergine con la richiesta somma di Lire Cinquanta; che stanziarono però sulla Massa di rispetto del Bilancio attuale, fidenti nella sanzione della Competente Superiore Autorità, che invocano.
  • Di intervenire alle Sacre Funzioni della mattina del dì otto stante, cioè Messa Cantata e Processione, invitando ad unirsi a loro anche le altre Civili Autorità.

 

Per il Gonfaloniere assente

Dr. Ranieri Sammartini

Cancelliere: Dr. Gaetano Vivarelli.

 

Al di là dei ricordi quarantotteschi e della chiusura del Duomo, la festa dell’ Immacolata Concezione del 1855 in memoria del proferito “Dogma” del 1854, sia per l’impegno del Proposto, come del Comune, riuscì molto sentita e partecipata dal popolo, anche perché il Comune mantenne gli impegni presi col Proposto. Infatti, oltre al contributo, ci fu la presenza di tutte le autorità civili, politiche e militari di Barga, che poi sfilarono col popolo in processione con l’Immagine della Madonna del Molino nel suggestivo squillare di tutte le campane delle chiese di Barga.

Il proposto Bientinesi così ne fermò l’impressione religiosa in un articolo pubblicato sul “Monitore Toscano”: “… Fu finalmente per tutti spettacolo di più sensibile tenerezza e di gioia il veder recata in Processione per le nostre contrade tra canti di Leviti e i concerti della banda dei nostri filarmonici concittadini, nel proprio tabernacolo, sotto elegante e magnifico trono la venerata immagine Immacolata che dal 6 gennaio 1621 non era più uscita dalla Insigne Collegiata, dove per fama di doloroso portento, l’aveva il popolo trasportata agli 8 settembre 1512.

Felicità di si bel giorno, la nostra Terra ne serberà ognor cara e perenne la ricordanza.

15 dicembre 1855 – Valentino Bientinesi.

 

Lo scritto del Bientinesi chiarisce a tutto tondo che a Barga il culto dell’Immacolata Concezione, come oggi e in antico, era strettamente abbinato al ricordo del miracolo e della stessa Immagine della Madonna del Molino.

Incuriosisce nell’articolo del Bientinesi quel non precisato ricordo dell’ultima data dell’uscita dal Duomo dell’Immagine: 1621. Volendone sapere il motivo dobbiamo ricorrere alle “Memorie” manoscritte che ci ha lasciato il pievano Ciarpi e che riguardano i principali fatti successi a Barga nel tempo in cui resse la pievania. Nelle “Memorie”, che sono ovviamente conservate presso l’Archivio della Propositura, vediamo scritto quale fu il motivo dell’uscita della Madonna dal Duomo: “ … nel 1621 l’ Immagine della Madonna del Molino fu portata in processione per i bisogni della Toscana”. Pensiamo che quei bisogni della Toscana fossero stati causati dalla morte di Cosimo II avvenuta nel febbraio di quel 1621 e la non possibile salita al trono del successore, il figlio undicenne Ferdinando II. Infatti ne conseguì una reggenza affidata alla madre e alla nonna storicamente definita pessima. Ma se il Ciarpi non poteva prevedere tale esito, senz’altro capì che per la Toscana si erano aperti giorni fortemente incerti.

Certo se nel 1621 ci furono dei particolari momenti toscani che convinsero i barghigiani a portare in processione la Madonna del Molino, in questo 1855, oltre al proferimento del “Dogma” papale, si prefigurò anche un’altra sciagura a viepiù convincere i barghigiani a rinnovare la devozione alla loro protettrice. Infatti da mesi infieriva in Barga il colera, che ebbe il suo picco di mortalità nel settembre di quel 1855.

Con queste parole annotò il triste evento il proposto Bientinesi: “Il colera afflisse in quest’anno 1855 anche la terra di Barga nel mese di settembre, come può riscontrarsi dal libro dei morti. Durò per altro meno che negli altri luoghi questo spaventoso flagello …”.

Nel novembre fu fatto un “Triduo” al SS. Crocifisso: 23-24- e 25, con Messa cantata e suonata da diversi musici di Lucca, poi fu fatta la processione col simulacro del Cristo morto. I morti del colera furono 35, “non molti in proporzione” ad altre zone, così come annotò Mons. Lino Lombardi in un suo articolo sull’ argomento per “La Corsonna” del 17 settembre 1933.

Quel “Triduo” con cui si commemorò il luttuoso evento, al tempo stesso scongiurandone il ripetersi, certamente contribuì a preparare gli animi alla festa dell’8 dicembre 1855.

 

In memoria del “Dogma dell’Immacolata” del 1854: le feste barghigiane del 25° (1879), 50° (1904) e 1913: IV centenario dal miracolo della Madonna del Molino.

 

Nel 25° anno dal proferimento del “Dogma dell’Immacolata Concezione”, che correva nell’anno 1879, a Barga ci fu un’altra solenne cerimonia con l’ennesimo omaggio di fede alla Madonna del Molino, reggente la propositura il già designato vescovo di Montalcino, Donnino Donnini.

Anche qui siamo sempre nel bel mezzo di questioni risorgimentali di non poco impatto emotivo. Premesso che con “la presa di Roma” del 20 settembre 1870 termina la vita dello Stato Pontificio e che nel successivo maggio 1871, a Firenze, con l’approvazione da parte del Parlamento Italiano delle “Leggi Guarentigie” si ha la traumatica rottura italiana dei rapporti tra Stato e Chiesa, vediamo che in Barga questi negativi effetti si fanno sentire in maniera forte e chiara nel momento in cui muore Vittorio Emanuele II nel 1878. Infatti, stabilito che nella novella Italia tutti i Comuni dovessero rendere solenni esequie al Re che seppe dare a tutti gli italiani la loro Nazione, vediamo che il nostro Comune dovette ricorrere a prendere gli ovvi accordi col proposto Donnini, il quale non si oppose alla Funzione, ma decise comunque che i labari delle associazioni patriotiche restassero fuori dal Duomo e in chiesa non ci fossero discorsi, né epigrafi inneggianti al defunto sovrano.

Tale divieto causò forte irritazione negli animi di gran parte del popolo e nei dirigenti del Comune di Barga, tanto da fargli decidere a muovere lo stesso On.le Antonio Mordini, consigliere e nume tutelare di Barga, che incaricato dallo stesso Comune scrisse un biglietto al Proposto per chiedergli un incontro e così parlare del problema insorto.

La questione si risolse a favore del Donnini, ma il Mordini, che aveva partecipato alla discussione sulle “Leggi Guarentigie” non se ne ebbe tanto a male, capì la rigida posizione del Proposto, dettata essenzialmente dalla sua nomina vescovile a Montalcino, e da par suo mediò l’ostica faccenda col Comune e col popolo, così evitando pericolosi scontri.

A proposito degli scontri, per dire che non è una congettura, ricordiamo quanto riferì un parroco, certo don Galli, alla richiesta del Proposto di voler partecipare alle solenni esequie al defunto Re: “Io accetto l’invito purché non mi accada nulla in quel giorno”.

Il Mordini non se ne ebbe a male del suo insuccesso perché entrambi erano figli storici di Barga e l’amore per la Terra che aveva dato vita ai due vinse sul pensiero del fervente assertore di “Roma Capitale”, nel momento consigliandogli fraterno rispetto per il neo presule, che col tempo si tramutò in una rispettiva e deferente amicizia.

Amicizia che si fece chiara nel momento in cui il Donnini, nominato vescovo d’Arezzo, prima di muoversi da Montalcino dovette aspettare che si risolvesse un’importante causa che pesantemente gli negava quell’accesso.

Tra le carte della Biblioteca Comunale di Barga si conservano delle fotocopie di lettere dirette al Mordini, tra le quali ce ne sono due del Donnini, in cui l’insediato Vescovo d’Arezzo lo ringrazia per il suo interessamento.

La Madonna del Molino, portata in processione in quel 1879 del 25° dal “Dogma”, dopo le allentate tensioni del 1878, forse sorrise ancor più benevola e per quanto detto poc’anzi… sorrise ancora a lungo.

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Altra cerimonia si ebbe nel 50° del “Dogma” – 1904 – con gran concorso di popolo da tutto il Comune, il quale, raccolto sotto le insegne delle loro Parrocchie, si diresse in attesa della festa in pellegrinaggio al Duomo a rendere omaggio alla Madonna del Molino: Loppia, Tiglio, Sommocolonia, Castelvecchio, San Pietro in Campo, Albiano e Barga con tutte le Compagnie del Paese. Alle parrocchie pisane si unì anche la parrocchia dei S.S. Lorenzo e Lazzaro di Piano di Coreglia, Diocesi di Lucca.

Un tale atto di fede rese ancor più suggestiva la festa dell’8 dicembre, che come già si è capito questa volta si tenne nel Duomo, “con musica, illuminazione e processione”, così come narra il proposto Alfredo Della Pace nel suo libretto sul “Quarto Centenario della Madonna del Molino” edito nel 1913 (il “Quarto Centenario” del titolo del libretto si rifaceva alla data 1512, anno del trasporto della Madonna del Molino alla Pieve di Barga).

In quel 1913 l’arcivescovo di Pisa card. Pietro Maffi, che tanto amò Barga,  il 1° maggio incoronò la Madonna del Molino di “Diadema”.

Chiudiamo queste pagine con il ricordo di uno dei massimi tributi di fede alla Madonna del Molino, il quale risale agli anni che resse la propositura Mons. Alfredo Baroni (1966-1976). Si tratta della composizione dell’inno “Alla Madonna del Molino”, testo del prof. Angelo Duilio Arrighi e musica dello stesso Proposto Baroni. A seguire trascriviamo le parole dell’inno, in cui troviamo il chiaro riferimento al suono delle campane del Duomo, da ripetersi ben quattro volte quale ritornello.

Quel suono che ogni sera del 7 dicembre riunisce sul campanile tutto un nugolo di anime plaudenti, che scese al novello annunzio, porteranno seco l’antica armonia per farne ancora dono di Barga al trono di Maria.

 

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ALLA MADONNA DEL MOLINO

Trionfale salisti, o Maria

Dal mulino all’ antico castello;

a te innanzi infioravan la via

tutti i cuori coll’ inno più bello.

Empie il ciel di limpidi squilli

delle nostre campane lo stuolo

della fervida fede i vessilli

si dispiegano lieti nel sol.

Per le strade di Barga, sonante

le tue lodi, celeste Signora

questo popolo fedele e costante

te accompagna pregando e ti implora.

Empie il ciel……………

……….

Te sul colle degli avi sacrato

pose stella fulgente del mare

cui si volge ogni cuore angosciato

di tristezza, nell’ ore più amare.

Empie il ciel……………

……….

Tu, che madre eleggemmo e Regina

ci ricopri nel casto tuo velo;

su noi gli occhi pietosa declina

ci conduci a lodarti nel cielo.

Empi il ciel…………..

………..

 

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Pier Giuliano Cecchi.

 8 dicembre 2009

L’ Archivio del Barghigiano.