Jan 05 2013

Il nostro amico Marco

Dal tirreno del 22 gennaio 2012 articolo di di Azelio Biagioni

Un piccolo genio delle campane. A 13 anni conosce tutto quello che c’è da sapere sul suono dei bronzi. Una passione, più ancora: un amore, che fa di Marco Giorgi, un ragazzino dai capelli nerii, un esperto campanaro, un’attitudine davvero poco usuale per i ragazzi della sua età. «Tutto iniziò quando mio figlio aveva poco più di due anni, abitavamo a Badia di Cantignano. Mi chiese se lo portavo al campanile. Voleva sentire da vicino le campane che quel giorno venivano suonate a mano per un matrimonio. Accompagnai il bimbo in bici. Appena sceso, non feci in tempo a sistemare il cavalletto che Marco mi sfuggì. Salì di corsa su per le scale del campanile fino in cima dove c’erano i campanari che alla vista di quel bambino si stropicciarono, increduli, gli occhi». Letizia Baccelli racconta come ha scoperto la passione di suo figlio Marco Giorgi. Tanto forte che alla sua giovane età è un esperto campanaro, che si esercita con un piccolo campanile di legno costruito a metà dal babbo e da un falegname. Marco conosce tutto sulle campane, a orecchio sa riconoscere lo stile di suonata e la nota. E molti campanari guardando i suoi video postati in rete lo hanno definito un fenomeno.

I primi rintocchi. Marco, a maggio compirà 14 anni. Frequenta la seconda media a San Leonardo in Treponzio e vive a San Ginese di Compito (Capannori) con i genitori Letizia ed Alberto e il fratello maggiore Gabriele. Nessuno in famiglia ha interesse per le campane, per Marco invece è una passione incontrollabile. Da bambino ascoltava i rintocchi che arrivano dal campanile e sognava di salire lassù. Suonò la prima volta le campane a otto anni. Accadde a Roccamaltina (Modena).

Lo studio. Intanto, quando era in vacanza coi genitori come souvenir chiedeva una campanellina (oggi ne ha più di venti) che poi provava a suonare non appena a casa. «In questi anni – racconta Marco – ho studiato tutto sulle campane. Su internet guardavo i video e i movimenti dei campanari. Poi legavo una corda a un trave e imitavo i gesti per esercitarmi e imparare. Ma per suonare una campana bisogna capire come è stata fatta. Il mio babbo e la mia mamma mi hanno accompagnato in tante fonderie: alla Morelli (ad Agnone vicino Isernia), alla Capanni (Reggio Emilia), siamo stati anche a Innsbruck».

Il doppio di Badia. «Un giorno – continua Marco – un abitante di Badia mi disse che suonavano il doppio a mano. Conoscendo il mio interesse mi invitò. Dopo tanto tornai a suonare le campane. Per l’emozione non dormivo la notte».

A scuola di campanili. «Mi misi a studiare i movimenti, finché conobbi i campanari di Sant’Anna: un gruppo che mi ha fatto scuola, in particolare il maestro Giacomo Lombardi. Come facevo le prove? Legavano il battaglio in modo che quando il bronzo si muoveva non si sentisse il suono. Così potevo liberamente mandare la campana su e giù. Ora che sono abbastanza esperto riesco a tenere la campana ferma in piedi nella posizione a bicchiere anche per una decina di secondi. Si tiene la corda in tensione e il gioco è fatto».

Il piccolo campanaro cresce. «Nella mia zona – spiega Marco – tutti i campanili hanno almeno quattro campane. Ho cominciato suonando il doppio a due campane. Non che le suonassi entrambe, ogni campanaro manda una campana. Il concerto a due è più facile. Adesso suono anche a tre e quattro campane. Oggi vado una volta a settimana a suonare e ho girato più di venti campanili fino a San Pellegrino in Alpe dove il vescovo in persona mi ha incoraggiato. Quando sono lassù, indosso le cuffie perché il suono troppo forte potrebbe danneggiare l’udito. La campana più pesante che ho suonato? Una da sette quintali, una da dieci con un altro campanaro».

La campana personale. «Con i miei genitori ero alla fiera a Pontasserchio. Una bancarella vendeva campane, anche quelle che si mettono agli animali. Ne aveva una grande, da 15 chili. Ma non riuscii a convincere i miei a comprarmela. Intanto, loro si informarono in una fonderia sui prezzi e un bronzo di quel peso venduto a quella cifra era davvero un affare. Un anno dopo a San Rossore, a un’altra fiera, c’era lo stesso banchetto con la stessa campana. Che ora è mia. Da un falegname ho fatto fare il ceppo (la parte che sorregge la campana e che la fa oscillare, ndr ) poi l’intelaiatura che la sorregge. La suono per ore e ore, non mi stancherei mai».

Disegni da architetto. Marco non solo è bravo a suonare le campane ma anche a disegnarle. Per passare il tempo – come dice lui – riesce a dare vita su carta a figure che sembrano uscite dalla mano di un architetto. Anche su pc riproduce campane, con l’aiuto di software specifici. Sulla pagina Facebook le cartelle di foto sono quasi tutte di campane, gli amici quasi tutti campanari.

I video. Quando Marco ha messo in rete i primi video non pensava di ricevere così tanti complimenti e da tutta Europa. Anche i suoi genitori non si aspettavano che ci fossero persone appassionate come lui di campane. Uno dei suoi primi video ha ottenuto 8mila visualizzazioni. «Mio papà – dice Marco – mi riprende mentre suono la mia campanella o quando sono su per i campanili, così dopo metto il video online. Il mio sogno? Lavorare in una fonderia di campane o in una ditta che realizza impianti campanari».

 

ECCO UNO DEI SUOI PRIMI VIDEO :

Jan 05 2013

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